C’è un fremito che attraversa le vene della città. Catanzaro ha vinto. Catanzaro ha sognato. E Catanzaro, ancora una volta, ha avuto ragione a crederci.
Nel cuore caldo della notte giallorossa, il “Ceravolo” ha cantato più forte del vento, più forte del silenzio che per troppi anni ha coperto le speranze. Superato il turno preliminare dei playoff il Cesena cade al “Ceravolo”, il Catanzaro vola. Ancora. Come un richiamo antico, come un suono che conosci solo se lo porti dentro da sempre: il battito del cuore, il canto che annuncia l’attesa che si fa destino.
Per il secondo anno consecutivo, il Catanzaro entra in semifinale playoff. Ma stavolta c’è qualcosa di diverso. C’è un popolo che non sogna soltanto. Lotta, grida, piange. E crede. Dopo anni passati nell’inverno delle attese, con gli occhi bassi e la voce rotta, questa squadra ha ridato luce a una città intera. Ha riaperto la porta della memoria, di quando il Catanzaro sfidava i grandi e l’orgoglio aveva il volto di chi non si arrende mai.
È tornata la voglia. Quella vera. Quella che ti fa fare chilometri per esserci. Che ti fa cantare sotto la pioggia, che ti fa tremare le mani per un rigore. È tornato il cuore, quello che batte solo per questi colori, per quel baluardo che sembra brillare più forte ogni volta che si vince.
Ora sognare non è più follia. È resistenza. È amore. È Catanzaro. E questa volta, lo sanno tutti: il sogno non ha più paura di diventare realtà.
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