Stipendi, Irpef e contributi vari sono solo alcune delle voci che gravano sul bilancio delle società di calcio, il “Sole 24 ore” a firma di Marco Bellinazzo,(LEGGI QUI L’ARTICOLO COMPLETO) ha focalizzato l’attenzione sulla crisi che attanaglia il calcio italiano, soprattutto le società di provincia, lo ha fatto avvalendosi dei dati del Report Calcio della Figc che negli ultimi cinque anni disegna un quadro allarmante.
Le società di calcio di provincia sono troppo piccole per riuscire a contenere i costi, basti pensare che in Serie C ogni club chiude con un passivo di 2 milioni di euro, mentre la cifra sale vertiginosamente per le società di Serie B chiamate a rimetterci 15 milioni di euro all’anno. Cifre mostruose destinate a portare al collasso ogni società se la gestione ecomica è lasciata allegra e senza far quadrare i conti.
Chi soffre di più, come detto, solo le squadre di provincia, Bellinazzo scrive: “…un tempo puntava ad esaltare la profondità del movimento sportivo tricolore, mentre oggi più che altro evidenzia l’assenza di un bacino d’utenza e di un brand idonei a generare risorse adeguate ai business del calcio contemporaneo”.
Un altro aspetto messo in risalto dal noto quotidiano finanziario è il passaggio delle società italiane in mano ai fondi stranieri: “…l’arretramento del sistema industriale nazionale gli storici il posto dei mecenati, che colmavano questi deficit strutturali in cambio di “dividendi” di carattere politico o sociale, è stato preso da investitori stranieri e fondi, chiamati a fare i conti con tornei asfittici sul fronte delle entrate, ovvero a imprenditori sportivi, quando non a veri e propri avventurieri, inclini a serrare i cordoni della borsa alle prime difficoltà. Le conseguenze di questa trasformazione quasi antropologica delle proprietà, associata a congiunture sfavorevoli e a riforme sterili, sono sotto gli occhi di tutti: default a catena, club cancellati per irregolarità amministrative, equità delle competizioni compromessa, ricorso a ripescaggi e riammissioni, controlli formali ed ex post inefficaci su solidità economica e passaggi di quote”.
Tenersi a galla è davvero difficile, sopravvivere è una missione quasi impossibile. Nelle società di provincia ci entra anche il Catanzaro, e dice bene Bellinazzo quando, con nostalgia, evoca a quel calcio di provincia di 50 anni fa che regalava pagine epiche di calcio, il Catanzaro ne è la testimonianza vivente, 3 promozioni in Serie A, una finale di Coppa Italia hanno resto questa squadra il vanto di una regione, ma era un altro calcio. Oggi quel Catanzaro non riuscirebbe a sopravvivere in questo calcio professionistico.
Oggi, mantenere una società di calcio in Serie B è un’impresa ardua se non si ha una gestione finanziaria oculata. Vogliamo richiamare la vostra attenzione su uno dei tanti aspetti: 50 anni fa una squadra di Serie A o Serie B era obbligata ad avere una sola formazione nelle giovanili, ovvero la Primavera. Oggi te ne impongono obbligatoriamente 8 (Primavera, Under 17 – 16 – 15 – 14- 13 – 12 e Femminile ) e tutte e otto viaggiano sul territorio nazionale e unitamente alla prima squadra vanno a comporre 9 staff, 9 traferte settimanali!!!
Nell’analisi di Bellinazzo emerge chiaramente come una società per restare a galla nel calcio moderno ha bisogno di tutti quegli aspetti necessari per trarre profitto, tra cui lo stadio. La politica catanzarese radicata ad un culto atavico della nostalgia, frutto di chi non ha mai fatto impresa, si è lasciata sfuggire l’occasione di contribuire, attraverso i 12 milioni di euro erogati dalla Regione Calabria, alla costruzione di un nuovo stadio che avrebbe contribuito a salvaguare l’U.S. Catanzaro anche nel futuro. Si è preferito investire, per l’ennesima volta, nella ristrutturazione del “Ceravolo”, badi bene si tratta di un investimento parziale per delle opere parziali, per completare il famoso masterplan, di cui diciamolo chiaramente si è diffusa copia ai soliti amici “Radical chic” senza che, ad esempio, si conosca la reale capienza della “Curva Capraro” che dovrà essere rifatta ex novo e che rappresenta il cuore della tifoseria catanzarese. Il “Ceravolo“, ancora una volta rappresenta uno spreco di soldi e sarà destinato a restare una eterna incompiuta.
Ma a sbagliare in questo groviglio è anche il calcio stesso, ad esempio un allenatore che pretende la luna. Andando a guardare cosa comprende il Corso di allenatore di Coverciano si legge: Tecnica e Tattica, Metodologia di allenamento, Psicologia Sportiva, Comunicazione, Medicina Sportiva ,Carte Federali con il relativo Regolamento di gioco. A nostro modesto avviso, sarebbe anche ora di introdurre un’altra materia diventata ormai indispensabile, ovvero Gestione Finanziaria di una società di calcio. Chiedetevi il perché…
Il campionato di calcio si svolge per volontà delle Società di calcio. Ed allora si uniscano quelle di provincia che sono la maggioranza e pretendano da Federcalcio e Governo regole diverse con costi sostenibili, altrimenti restano in 4 e si giocano il campionato di stocazzo