Il nuovo tecnico del Catanzaro, Alberto Aquilani, è capace di predisporre vari moduli di gioco, ma il suo prediletto è il 4-2-3-1. Questo, almeno, fu lo schema che il Mister utilizzò prevalentemente nel Pisa, allenato due stagioni o sono.
Si possono analizzare, quindi, le peculiarità proprio del 4-2-3-1
Come suggerito dai numeri, il modulo prevede quattro difensori (due centrali ed altrettanti sui lati), due mediani centrali dinanzi al pacchetto arretrato, tre centrocampisti più alti (uno al centro e due sui lati) ed una prima punta.
Evidentemente, compito dei difensori è quello di proteggere, ma in fase di possesso uno dei centrali, a turno con l’altro, può aggiungersi ai centrocampisti, mentre i laterali hanno incarico di spingere e di sovrapporsi agli esterni alti.
I mediani centrali si sistemano dinanzi al reparto difensivo nei momenti in cui la sfera è fra i piedi degli avversari. L’obiettivo, naturalmente, è interdire i portatori opposti o chiudere le linee di passaggio. Tuttavia, è nella fase di possesso che si possono osservare gli sviluppi più interessanti. I due centrocampisti, in genere, non sono in linea (come nel non possesso), ma in una sorta di diagonale, con uno un po’ più alto dell’altro. Il più basso gioca di rimbalzo con i difensori (cioè riceve palla da uno) e può scegliere se servire il compagno di reparto per una manovra che parte per vie centrali, oppure se aprire immediatamente su uno dei lati, verso la relativa catena. Lo scopo, in entrambi i casi, è quello di guadagnare al più presto la metacampo avversaria: gli scambi, pertanto, devono essere massimo a due tocchi, e dunque molto rapidi. In buona sostanza, il fine ultimo è quello di trasformare la condizione di palla chiusa in una di palla aperta.
Fra i centrocampisti avanzati, quello centrale – cioè il trequartista – ha il compito più complesso. Difatti, deve costantemente supportare l’azione offensiva in maniera da trovare gli uno-due con il portatore di palla oppure scegliere una soluzione sull’esterno sul lato debole avversario. In proposito, può essere il laterale (il terzino) ad aggredire, appunto, il lato debole quando il suo esterno di riferimento taglia verso l’area di rigore offrendosi con altra possibile soluzione. La prima punta, dal canto suo, non si posiziona esattamente davanti al trequartista (gli toglierebbe spazio), ma in diagonale, in modo da sfruttare un eventuale passaggio filtrante. Per quanto accennato, gli esterni offensivi possono sia attaccare sui lati sia tagliare verso l’area opposta. Nel primo caso, l’area medesima è intanto assalita da un numero di calciatori compreso, di solito, fra tre e cinque (prima punta, trequartista, i due esterni opposti all’azione, il mediano centrale più alto). In conseguenza, è importante che i centrocampisti laterali (le ali) siano rapidi, abili nel dribbling e nel tiro, oltre che – s’intende – con sufficienti capacità difensive perché le partite di calcio si articolano in due fasi e, quindi, ci sono continue necessità di rientri.
L’attaccante centrale non è soltanto il finalizzatore del gioco della squadra. Anzi, abbastanza di frequente, è il calciatore che segna meno, nel 4-2-3-1, fra gli atleti del reparto offensivo. Si pensi, ad esempio, alla Spagna campione del mondo e due volte d’Europa fra il 2008 ed il 2012. Il nueve, spesso, era Fabregas, ma le reti, in maggioranza, erano realizzate da altri elementi (David Villa, Iniesta, eccetera). Discorso analogo per la Francia del 2018, in cui Giroud segnava pochissimo, e la maggioranza delle segnature giungevano da Mbappé o Griezmann. La punta centrale, insomma, deve saper fare goal, certo, ma anche proteggere palla per favorire gli inserimenti del trequartista, di un esterno che si accentra, di un mediano centrale che ha seguito l’azione. In sede di non possesso, l’attaccante centrale diventa il primo difensore: ossia, pressa i centrali opposti oppure si posiziona sul play, per impedirgli di ricevere e giocare comodamente la sfera.
Conclusioni.
I mediani centrali ed i due centrocampisti esterni garantiscono solidità al pacchetto arretrato, protetto sia in mezzo sia sui lati. In estrema sintesi, lo schema, in fase di non possesso, diventa una specie di 4-4-1-1. Il modulo, però, consente pure una significativa presenza nel reparto d’attacco, supportato dalle ali, dal trequartista, ovviamente dalla prima punta e, talvolta, anche da un terzino e da un centrocampista centrale. Lo schema, quindi, è molto equilibrato, anche se tanto, se non tutto, dipende dalle capacità degli interpreti. Servono rapidità (specie sui lati), intelligenza tattica, capacità di leggere le situazioni, visione di gioco (soprattutto dei mediani centrali e del trequartista), reparti cortissimi, pressing alto. Se ci saranno queste componenti, ci sarà da divertirsi.
Allora, dalla descrizione che fate della punta centrale ed i suoi compiti, non potrà essere Iemmello, ma in qualche modo verrà utilizzato. Detto questo anche per gli irriducibili romantici, non credo che il modulo Aquilani possa comprendere Brighenti Scognamillo Biasci, servono calciatori con gamba fisico e velocita per i difensori centrali, e come attaccante uno in grado anche di cucire il gioco e dare profondità. Una cosa è certa, le richieste del Mister dovranno essere assecondate, non si può assolutamente ripetere quanto successo lo scorso anno
L’importante è smetterla con questa ossessione della “costruzione dal basso” “fraseggio per trovare il varco” e cavolate del genere che servono soltanto ai parlatori da TV e a fare annoiare la gente. Il calcio è semplice: corsa, smarcamento, saltare l’uomo arrivare sul fondo e metterla dentro. Tutto il resto è parole parole parole.
Concordo pienamente