Tanti anni fa chiesero a Carlo Ancellotti in quale giovane calciatore si rivedesse, lui rispose senza indugio: “…in Alberto Aquilani, mi somiglia molto a livello tecnico”. E chissà che oggi, nel rovescio della medaglia Aquilani non possa ricalcare la carriera di Carlo Ancellotti allenatore.
All’epoca Alberto Aquilani era un giovane calciatore, partito dalla sua Roma ha vestito le maglie, tra le altre, di Juventus, Milan, Liverpool, Sporting e Fiorentina, una lunga carriera che già in giovane età gli consentiva di mettere in bacheca il titolo come miglior giocatore dell’Europeo Under 19 nel 2003.
Ma anche tanti infortuni, troppi, ma pure la forza e la volontà che lo hanno fatto rialzare a tal punto da vestire la maglia della Nazionale Azzurra per un totale di 102 presenze a partire da quella dell’Under 15 fino ad arrivare alla maggiore collezionando 38 presenze.
Certo, una cosa è essere un calciatore una cosa è fare l’allenatore, lo stesso Aquilani nella conferenza stampa di presentazione ha spiegato: “Siamo due persone diverse, di certo mi porto dietro un grosso bagaglio d’esperienza che qualcosa vale”.
Un’esperienza fatta anche di maturità, perché già a 25 anni è chiamato ad una scelta: continuare nella sua Roma dove si era guadagnato l’appellativo di “Principino” e dove era stato protagonista di una magia tecnica a San Siro l’11 novembre 2006, una “Rabona” per Mancini che crossava al centro per il gol di testa di Francesco Totti per il 2-1 che permise alla Roma di vincere in casa del Milan dopo 20 anni (VEDI VIDEO A FINE ARTICOLO).
Nella sua giovane esperienza nelle vesti di allenatore Aquilani ha già collezionato dei successi importanti, 3 Coppa Italia e due Supercoppe Italia sulla panchina dell’Under 19 Primavera, un bel gioco messo in campo nella sua prima esperienza a Pisa su una panchina professionistica.
Da qui la scelta del presidente Floriano Noto, che nel presentare il tecnico in conferenza stampa ha precisato: “La scelta è ricaduta su Aquilani che già avevamo cercato nella passata stagione, rappresenta quella filosofia societaria di fare calcio”.
Una filosofia che non è bene confondere solo sul bel calcio, ma nell’espressione totale di intenderlo puntando su un mix di esperienza e giovani da forgiare per il prossimo futuro.
L’impressione che abbiamo tratto dalla conferenza stampa di ieri è positivissima, da un lato un Floriano Noto ambizioso che insegue un modello di calcio, dall’altro un allenatore giovane, motivato ed ambizioso, in mezzo quei sorrisi tra i due che sono il punto di partenza che segnano una sintonia comune e condivisa che dovrà portare, come sottolineato dallo stesso Aquilani a: “Creare un’impronta, un modo di intendere e di fare calcio che sia un distintivo per questo club”.
E poi quella sfacciataggine comune ai giovani ambiziosi, ma con alle spalle un bagaglio importante nel calcio: “Io voglio vincere tutte le partite, al di là del modulo, al di là del daje de tacco o daje de punta o del tiki taka, quello che nel calcio conta sono i risultati, e questa dovrà essere la nostra missione, giocare per vincere”.
La scelta di Aquilani segna una svolta nella gestione Noto, chi si era seduto prima sulla panchina del Catanzaro arrivava dalla voglia di rivalsa per gli esoneri precedenti, aveva bisogno di rilanciarsi e questo è stato possibile solo grazie ad una proprietà seria e ad un ambiente compatto, la missione è andata in porto qualcuno si è rilanciato a tal punto da montarsi la testa.
Aquilani rappresenta un investimento per il futuro, lo è per il tecnico come lo è per il club ma soprattutto può esserlo in maniera condivisa.
Alberto Aquilani ci piace, così come ci auguriamo possa piacere a tutto il popolo giallorosso che dovrà dargli l’appoggio che un giovane motivato ed ambizioso merita.