Un “olè” lungo quasi 900 chilometri. Anzi più di uno, sentitosi indistintamente lungo le strade che collegano due stadi, due tifoserie, due mentalità. D’altronde se si è fratelli, lo si è anche nel modo di tifare. Così in una delle domeniche più indimenticabili degli ultimi anni, e destinata a entrare nella storia, Catanzaro e Firenze rinsaldano un’amicizia decennale, tra le più belle e sentite dell’intero panorama italiano. Che già aveva capito qualcosa quando, giovedì, in occasione del match dei viola in Conference League, aveva ammirato un vessillo giallorosso in curva “Fiesole”, e che domenica ha avuto un’altra dimostrazione del legame che lega queste due tifoserie.
Il destino vuole che, quasi in contemporanea, si giochino le due gare più sentite da entrambe le tifoserie. A Firenze va in scena il match contro l’odiata Juve, a Catanzaro il derby con gli acerrimi nemici del Cosenza. Sono gare che valgono una stagione, partite da vincere a prescindere, giornate che determinano un intero campionato. Vincerle significa gioire, stravincerle è da orgasmo. Che, nella domenica della storia, si manifesta con il verso degli “olè” che, a risultato ampiamente e clamorosamente acquisito, risuona nei due impianti. Dal “Ceravolo” al “Franchi” quel verso che accompagna ogni tocco di palla della propria squadra, intenta a fare torello davanti a inermi avversari.
Il modo più elegantemente goliardico per prendere in giro i rivali di sempre, un suono breve ma intenso, dolce ma con una grande potenza: è il segno palese della superiorità, della dimostrazione di forza, della supremazia mostrata nel giorno più importante dell’anno.
Che fa pensare anche agli avversari. Perché se per anni il Catanzaro è stato associato alla Juve, con la quale ha molti legami per aspetti positivi – si ricordi, ad esempio, il paragone tra Del Piero e Palanca – stavolta è il Cosenza a sentirsi come i bianconeri. Si, ma quelli opachi e derelitti di questi tempi, quelli che hanno perso il predominio in Italia e sono arrivati a subire gli “olè” di sfotto da parte degli avversari.
Tre lettere, una parola breve ma carica di significato e talmente forte da unire due città distanti 900 chilometri, due tifoserie da sempre unite e bellissime, due popoli che oggi godono – anche per i risultati dei propri gemelli – e si uniscono ancora di più in materia determinata, poderosa, sana. Verrebbe da dire notevole, pardon, notev…olè.