Una bella canzone, non c’è che dire, che da circa 30 giorni risuona nelle radio e in tv. Ospitate, interviste, attenzione mediatica. D’altronde se si vince un premio di esperti e si arriva terzi al Festival di Sanremo – esattamente come un altro corregionale, Sergio Cammariere nel 2003 – non è un caso. Brunori Sas è, da un mese a questa a parte, l’orgoglio di un’intera regione, della Calabria tutta che celebra – e ha votato – un cantautore di altri tempi e una canzone, “L’albero delle noci”, ricca di frasi destinate a entrare nel linguaggio comune, come l’ormai celebre “sono cresciuto in una terra crudele dove la neve si mescola al miele”.
Ah, quanto è maturato Brunori Sas: proprio come i frutti su di un albero, il cantautore cosentino ha imparato a pronunciare frasi ora di livello e poetiche. Certo, ben diverse da quella che un anno e mezzo fa, lo fece balzare agli onori della cronaca regionale, non certo per un successo musicale. “Noi di Cosenza che parliamo (bene) di Catanzaro, la vedo dura”: si, proprio lui, il poeta orgoglio di tutta la Calabria che, preso da impeto campanilistico, la spara grossa contro Catanzaro e i catanzaresi.
Molti ci hanno visto un riferimento puramente calcistico, nell’estate che precedeva il ritorno del derby, ma la non specifica del cantautore ha lasciato qualche dubbio. Resta, comunque un clamoroso autogol, termine non casuale perché la sua fede cosentina (e juventina) non è certo celata, ed è assolutamente legittima, tanto che lo stesso Brunori a Sanremo, intervistato da una radio catanzarese avvisa tutta la sala stampa dell’accesa rivalità tra Lupi e Aquile. E lo fa con toni simpatici, bonari, accomodanti.
Forse, non si potrà parlare bene dei catanzaresi, ma coi catanzaresi si. Specie in diretta nazionale, specie nei giorni in cui il televoto da casa risultava fondamentale per la classifica finale. E allora mettere da parte la rivalità valeva bene un voto in più, risultare simpatico verso coloro di cui non si può parlare bene poteva essere, strategicamente utile. Oppure vuoi vedere che Brunori è cambiato, ha capito che l’antagonismo non fa bene, specie in una terra che di tutto ha bisogno tranne che di divisioni.
Lo speriamo, lo crediamo e magari in occasione del derby glielo chiederemo: “Caro Brunori, dopo il successo di Sanremo in cui tutta la Calabria ti ha votato, si può parlare ora bene dei Catanzaresi?”. Se vuole può rispondere sull’onda e l’ebbrezza di un successo meritato e che fa contenta tutta Cosenza, che almeno quest’anno può dire di aver vinto qualcosa. Brunori, Sas: Stiamo assai scherzando, e tu che ora sei maturato certo lo capirai e la prenderai a ridere.
E magari parlerai bene dei Catanzaresi e dei suoi tifosi, come il tuo collega Fabrizio Moro, giallorosso doc che di Festival di Sanremo ne ha vinti due (2007 e 2018), arrivando come da tradizione prima di un cosentino nell’Olimpo. D’altronde che si parli di canzoni o pallone, la musica – è proprio il caso di dirlo – non cambia: al Cosenza gliele abbiamo, quasi sempre…suonate.
Brunori sas? E’ preferibile andare dal dentista anziché ascoltare le sue canzoni.