ANALISI TATTICA
La neopromossa Juve Stabia ha esordito con una bella vittoria in trasferta regolando le velleità del Bari. Quella di Guido Pagliuca è una squadra frizzantina che adotta un sistema di rotazioni e scivolamenti di buona fattura, ma espone la retroguardia a rincorrere l’avversario su ogni singola transizione negativa (concedendo davvero tanto campo e quindi accollandosi molti rischi). La tenuta dell’assetto difensivo sarà il vero banco di prova delle vespe nel prosieguo del campionato.
Il sistema di gioco adottato è il 3-4-2-1 con una spiccata predisposizione alla costruzione diretta in favore delle punte. Di mantenimento e palleggio manco a parlarne, la Juve Stabia salta a piè pari Le prime due linea di difesa avversaria con palle lunghe per gli avanti.
SVILUPPO DELLA MANOVRA
Si cerca la superiorità numerica in zona palla (se l’avversario si è allungato) per aggredire l’ultima linea con una conduzione a 2-3 tocchi oppure, quando l’avversario alza la linea di difesa, si tenta l’uno contro uno con verticalizzazione diretta sfruttando l’esplosività sul lungo dei due esterni o della prima punta. Nel primo caso vediamo un quartetto di giocatori (i due centrocampisti centrali più i due sulla trequarti) muoversi in sincrono disegnando un quadrato oppure un rombo. Un approccio semplice ma efficace, che consente di superare le linee con la classica giocata a 3: appoggio sul vertice alto (il perno) che prima scarica sull’intermedio e poi riceve l’imbucata per attaccare la linea (vedi Foto 1).
La manovra è orchestrata con gli opposti (nella situazione sopra descritta sono Buglio e Mosti a muoversi sul lato opposto) che dal versante destro si muovono molto lontano dalla lora zona di competenza portando via riferimenti importanti. Chi finalizza la giocata è l’esterno di centrocampo Floriani, cioè l’uomo a tutta fascia, che prima conquista il fondo e poi si trova nella condizione di decidere come orientare l’assist in base al compagno che taglia sul primo palo oppure quello che gioca a rimorchio. Da quella zolla le soluzioni sono molteplici: anche un cross sul secondo palo può essere una valida alternativa.
Difesa del Bari rimandata. Innanzitutto, nessuno segue il movimento orizzontale di Buglio erroneamente ritenuto innocuo visto che andava a chiudersi avendo un unico compagno in zona luce. In seconda battuta, dal difendente (il 27 del Bari, Favasuli) ci si sarebbe attesa una marcatura più stretta su Floriani.
PRIMA PRESSIONE
La prima pressione è a medio raggio, poco sopra la linea mediana per non lasciare troppa distanza con il pacchetto difensivo, orchestrata generalmente con almeno 4 giocatori più un eventuale quinto (uno degli esterni di centrocampo che si sgancia dalla linea di difesa per chiudere sulle giocate laterali). L’orientamento vede il giocatore più avanzato andare in pressione forte sul portatore, mentre gli altri 3 marcano a stretto contatto le fonti di gioco avversarie. Nell’eventualità che l’avversario riesca trovare un corridoio sulle corsie ecco che la prima pressione viene alzata da un quinto elemento che si sgancia dalle retrovie per uscire alto e forte.
Sono i due esterni di centrocampo (i giocatori a tutta fascia) che fanno la spola fra la linea di difesa e l’attacco e il movimento è chiaramente indirizzato a mordere le caviglie dell’avversario impedendogli di girarsi. Il movimento degli esterni lascia scoperto lo spazio alle loro spalle dove i braccetti della difesa a tre scalano rapidamente per la necessaria copertura. È un po’ questo il tallone d’achille della Juve Stabia che alza l’asticella del confronto accettando l’uno contro uno, talvolta confidando un po’ troppo nelle proprie capacità dei singoli di avere la meglio.
Infatti, uno dei principali problemi delle vespe è che una volta saltata la linea di pressione si ritrova a dover rincorrere l’avversario che ha tanti metri di campo per attaccare lo spazio alle spalle dei braccetti che rompono la linea o degli esterni di fascia che escono troppo alti. Da un lato questi rischi sono in parte mitigati dall’uscita forte che rende difficile all’avversario trovare il modo di girarsi, dall’altro però il tasso tecnico della serie B è tale da rendere potenzialmente pericolosa qualsiasi palla lunga che salta i due mediani.
LINEA DI DIFESA
In foto 3 osserviamo la precarietà dell’organizzazione difensiva quando la prima pressione viene saltata con una rapida trasmissione della palla che porta il difensore biancorosso a puntare la porta. Gli avanti baresi sono abili nei movimenti tant’è che Folino rompe la linea per seguire l’11 del Bari Sgarbi che si allarga verso l’esterno, Andreoni non è dovuto uscire alto ma si ritrova a ripiegare rapidamente verso il centro (lasciandosi l’esterno avversario il 20 Sibilli alle spalle) e tenendo in gioco Dorval (il 93 del Bari) che era stato pedinato da Leone fino a ridosso dell’area. Vista l’incursione dell’avversario, il 55 delle Vespe Leone decide di abbandonare la prima marcatura e andare in contrasto sul portatore di palla ma viene saltato facilmente da Obaretin.
Una brutta situazione di gioco che per fortuna di Pagliuca non è costata la rete agli stabiesi, ma che evidenzia un sistema di rotazioni, uscite, marcature e blocchi davvero poco funzionale. D’altronde lo si è detto sopra che la Juve Stabia accetta il rischio e si espone a pericolose imbarcate.
In casa Catanzaro qualcosa del genere si era visto con l’Auteri bis, periodo in cui la squadra giallorossa disegnava le proprie geometrie difensive con scaglionamenti continui. Disporsi su una linea scaglionata e ruotare le posizioni significa concedere profondità.