Il Catanzaro si fa fermare in casa dal Sudtirol. Brighenti sigla il pari, poi si fa espellere.
FORMAZIONI
Catanzaro 4-4-2: Fulignati, Scognamillo, Antonini, Brighenti, Situm; Vandeputte, Pompetti, Petriccione, D’Andrea, Iemmello, Ambrosino. All. Vivarini
Sutirol 3-5-2: Poluzzi, Caagnano Scaglia Kofler, Davi Kurtic Arrigoni Tait Molina, Casiraghi Pecorino. All. Valente.
2 TIRI IN PORTA 2 GOL
Il Sudtirol strappa un punto prezioso per la propria classifica: 2 tiri in porta, 2 gol. Questo l’amaro verdetto di una classica partita di serie B che premia chi la butta dentro. Il Catanzaro ha avuto diverse occasioni per chiudere il match, poi la perla di Pecorino e il successivo rosso di Brighenti hanno costretto le aquile al pari.
Valente decide per qualche novità nell’undici schierando Casiraghi seconda punta con Kurtic mezzala sinistra, Kofler (centrocampista) dirottato in difesa come braccetto di destra. Sulla corsia destra invece esordisce Molina dal primo minuto. Il Sudtirol al primo affondo trova l’angolo e il gol, Kurtic di testa anticipa Brighenti complicando i piani della truppa giallorossa, che con pazienza inizia a cucire gioco incontrando le solite difficoltà nel trovare la profondità. Poi si arrocca in difesa.
La difficoltà del Catanzaro di trovare la profondità nasce dalla capacità del Sudtirol di aggredire alto e ricompattarsi velocemente quando i giallorossi escono dal basso senza la necessaria velocità. Alle due punte si uniscono le mezzali che chiudono i corridoi centrali, più i quinti larghi in marcatura sulle ali giallorosse. Sono proprio i quinti a fare il lavoro più dispendioso marcando a stretto contatto Vandeputte da una parte e D’Andrea dall’altra.
Basti pensare che il primo affondo di Vandeputte si registra soltanto poco dopo il quarto d’ora di gioco. Sulla corsia destra Situm non riesce mai a superare Davi, mentre D’Andrea è francobollato da Cagnano. Con l’avversario schierato dietro la linea della palla in un robusto 5-3-2 non è semplice per i giallorossi recuperare il risultato, ma soprattutto trovare il varco giusto. Fino al pari di Brighenti si registra solo qualche sporadico episodio come il movimento di Ambrosino a liberare lo spazio per il cross di Vandeputte oppure un paio di cambi gioco ben organizzati in velocità ma non in profondità.
Il risultato di questo approccio è che nella trasmissione della palla Scognamillo allunga per Vandeputte che non avendo sbocchi torna dietro, idem per Situm che vede D’Andrea ma senza mai poterlo lanciare nello spazio. Tutto questo aumenta le statistiche di possesso (o giro palla) in fase di costruzione, ma lascia a bocca asciutta il reparto offensivo.
La prima azione difensiva degli ospiti serve a impedire al Catanzaro di far gioco sulle corsie laterali, costringendo lo sviluppo per vie centrali dove però i padroni di casa non hanno l’uomo che gioca fra linee e fanno una certa fatica a superare la prima linea di pressione. Nell’economia del gioco ne fa le spese D’Andrea, che ha un unico guizzo, peraltro pregevole, nel quale tenta l’uno contro uno e prova la conclusione sul primo palo con il piede debole. Poluzzi devia in angolo.
Il pari nasce da un calcio d’angolo e successivo tiro da fuori di Pompetti, Brighenti si avventa sulla ribattuta e di prima intenzione lascia partire un sinistro micidiale che s’infila alla sinistra di Poluzzi. Un minuto più tardi l’estremo difensore altoatesino sventa una bordata di Ambrosino che aveva ricevuto da Vandeputte, abile a sfruttare un madornale errore in uscita del Sudtirol.
La ripresa si apre esattamente come la prima frazione di gioco. Il Catanzaro conquista un angolo e Antonini di testa stacca tutto solo sul secondo palo insaccando alle spalle dell’incolpevole portiere ospite. Da questo momento inizia un’altra partita con i giallorossi assoluti padroni del campo che sfiorano la marcatura in almeno due occasioni. La chance più ghiotta è sui piedi di Iemmello che a tu per tu con Poluzzi si fa respingere un rigore in movimento. Felice l’intuizione di Petriccione che con una palla morbida pesca il 9 giallorosso a centro area.
Il Catanzaro costruisce molto ma le conclusioni alle stelle di Ambrosino e qualche sbavatura di Vandeputte o D’andrea finiscono per vanificare le manovre di accerchiamento oppure le ripartenze. Ringrazia e ne approfitta il Sudtirol che si affaccia nella trequarti giallorossa in un’unica occasione (peraltro nata da una serie di errati disimpegni). Palla morbida per Pecorino che difende spalle alla porta, manda a vuoto prima Brighenti poi Antonini e quindi con un sinistro a giro sigla il definitivo 2-2.
Il Catanzaro prova a reagire, ma non trova più varchi. I cambi vedono l’ingresso di Sounas per D’Andrea e Biasci per Ambrosino, successivamente entreranno anche Donnarumma e Oliveri. Dopo il rosso di Brighenti, Valente si gioca il tutto per tutto con l’ingresso di Ciervo al posto di Klofer. Un cambio offensivo che produce i suoi effetti, infatti a tempo scaduto Merkaj di testa su cross di Ciervo serve Rauti che si divora il gol. Ottima la parata di Fulignati, ma resta il dubbio della sospetta posizione di offside dell’attaccante.
IN DIFESA NON CI SIAMO
Dopo l’ennesima partita con più di un gol subito, diventa quasi inevitabile fare qualche riflessione sulle scelte difensive, oggi poco convincenti. La scelta di Scognamillo braccetto di sinistra si rivela ancora una volta meno funzionale del dovuto, non fosse altro perché è riuscito a lanciare il belga nello spazio soltanto in un’occasione. Ad un terzino compete anche la conquista del fondo e la sovrapposizione con gli esterni, ad un braccetto si richiede meno ricerca della profondità ma più capacità di lanciare nello spazio dritto per dritto.
Poco avvezzo a guadagnare metri di campo, se non in condizioni di superiorità numerica, Scognamillo è dotato di quella struttura fisica che lo esalta nella marcatura a uomo, ma lo penalizza nella conquista dello spazio sulla fascia dove l’intesa con Vandeputte ha regalato soltanto qualche innocuo appoggio corto in zona di campo dove l’esterno giallorosso non riceveva la dovuta assistenza (ndr da Petriccione) per il dai e vai. Quindi una trasmissione di facile lettura che anticipa l’inevitabile scarico all’indietro per ricominciare dalla linea di difesa. Una due tre volte. È andata avanti così per tutta la partita. A che pro?
In quella porzione di campo serve un dialogo più fitto con i centrocampisti centrali per saltare la linea di pressione e far viaggiare la palla in avanti. Il mancino di Pompetti è l’indiziato numero uno, eppure chi riceveva era sempre Petriccione che a sua volta si girava per trasmettere a destra. Una sorta di vorrei ma non posso che ha reso meno complicato del previsto il ruolo di Tait. Eppure del capitano altoatesino sono note le difficoltà a gestire l’avversario sullo scatto breve.
Un braccetto può anche innescare il dai e vai venendo dentro al campo libero da marcature, apre il gioco e si riprende la posizione. È una giocata a tre che si potrebbe tentare con Vandeputte che viene incontro e scarica per uno dei centrocampisti che gioca di sponda. In difesa i tre restanti scalano la posizione per poi muoversi verticalmente e accompagnare la giocata. Questo tipo di dinamismo manca sulla corsia sinistra dove, invece, permane un certo ancoraggio delle posizioni che risultano bloccate e dunque poco funzionali alla fase di sviluppo.
Il ritorno in campo di Brighenti dal primo minuto in marcatura su Pecorino era una scelta quasi scontata. Tuttavia, per quanti meriti si possano dare all’attaccante del Sudtirol, il centrale giallorosso ha rimediato due gialli in meno di venti minuti. Bel pasticcio se consideriamo che entrambi i falli sono arrivati a centrocampo per interventi in ritardo e in situazione di palla coperta. Pregevole il gol del pari, deprecabile la marcatura larga sull’attaccante che trova il modo di girarsi e tirare. Un corpo a corpo più serrato probabilmente avrebbe impedito a Pecorino di spadroneggiare in area e consentito ad Antonini di raddoppiare davanti l’attaccante e non dietro. Da rivedere.
La scelta felice è invece quella di Antonini, ma va anche detto che il braccetto di destra gode dell’assistenza di Situm e quindi ha compiti meno gravosi rispetto agli altri compagni della linea di difesa. Il neo acquisto giallorosso è andato ancora a segno con un bel terzo tempo, ma si è anche distinto nella marcatura su Kurtic. In quella posizione abbiamo apprezzato ed esaltato Scognamillo, soprattutto quando detta i tempi oppure sale palla al piede.
Indipendentemente dagli attori, quello di destra è il braccetto più robusto della difesa a tre di Vivarini. A sinistra la costruzione è più macchinosa, serve ad attrarre l’avversario per poi aggredirlo sul lato debole. Tuttavia questa aggressione non ha funzionato perché il Sudtirol tiene le maglie larghe proprio per non farsi trovare scoperto sui cambi gioco. Ci ha provato diverse volte Petriccione (peraltro con qualche rischio) aprendo largo per Situm senza far transitare la sfera dai piedi di Antonini, ma anche il cambio gioco da sinistra a destra necessita di maggior velocità e verticalità altrimenti resta fine a sé stesso e non mette l’esterno opposto nelle condizioni di affondare la giocata.
Dispiace vedere che non si riesce ad arginare la fragilità difensiva, che a mio avviso non dipende dai soli difensori in sé ma da una fase di non possesso dove si fatica a contrastare ed a chiudere gli spazi. Detto questo è evidente l’appannamento di Brighenti, ma d’altra parte oggi un centrale difensivo deve essere alto non meno di 1,85, e comunque se non ricordo male, lui in B a Frosinone giocava come braccetto di destra. Scognamillo a sinistra è certamente meglio di Veroli, che invece si potrebbe provare a centrodifesa, perché comunque sarebbe il suo ruolo naturale.